Riceviamo dal Gruppo Archeologico isolano il comunicato-denuncia di seguito pubblicato corredato di fotografie esplicative:
“Siamo costretti ad annoverare nuovi scempi archeologici all'Isola del Giglio , per una poco attenta valutazione del notevole patrimonio storico culturale che si trova sull'isola, dopo la distruzione di mosaici nella villa romana dei Domizi Enobarbi di Giglio Porto e il loro utilizzo come base per le fogne e condotte idriche, dopo avere costruito sulle mura perimetrale di tale villa , questa volta è toccato alla vecchia cava romana dello scoglio della Tartaruga in località Arenella .
I monoliti granitici già in parte separati dall'enorme scoglio della tartaruga dagli scalpellini e dagli schiavi cavatori romani sono in questi giorni perforati con martelli pneumatici con buchi profondi per posizionarvi pali di ferro e probabilmente posizionarvi una rete metallica. Ciò oltre a provocare la rottura degli stessi monoliti granitici e quindi una perdita di una testimonianza culturale ed archeologica di rilevante importanza, la posizionatura della recinzione circondando tutto lo scoglio per una estensione di 300/400 metri impedirà ai residenti isolani e ai turisti di usufruire di un tratto di costa fra i più belli e suggestivi del Giglio, l'impatto sul paesaggio ,( dello straordinario paesaggio gigliese ) che è per ora la più importante risorsa che permette agli operatori isolani di avere lavoro,non è nemmeno preso in considerazione.
Infatti tutto ciò avviene sotto gli occhi indifferenti delle autorità amministrative e di pubblica sicurezza locali.
Di ciò che accade sono state informate con telegramma spedito il pomeriggio del 25/05/2005 la Soprintendenza Archeologica della Toscana , il comando provinciale della finanza la tenenza dei carabinieri di Orbetello purtroppo solo il pomeriggio del 26/05/2005 si sono fermati i martelli pneumatici che operavano sulla “ tartaruga”.
Gruppo archeologico “Isola del Giglio”
Volontari del patrimonio” |