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                       "Il Figlio 
                        dell'uomo quando tornerà, troverà ancora la fede sulla 
                        terra?" Questa domanda che un giorno Gesù pose ai suoi 
                        astanti, mi riecheggia più che mai in cuore da un po' 
                        di tempo, e a farmi scaturire questa riflessione sono 
                        le ormai imminenti feste patronali in onore di S.Lorenzo. 
                        E' la terza volta (come amministratore parrocchiale) che 
                        vedo il clima che prelude a quest' evento...: gigliesi 
                        che ritornano dai lidi più disparati, i parenti che si 
                        incontrano solo in queste solennità, le gesta epiche dei 
                        vecchi marinai che riecheggiano sulle panchine e sui muretti 
                        di granito, tutto a posto, tutto stabilito, tutto regolare! 
                        E' come un motore diesel che caricandosi lentamente esplode 
                        poi in un turbinio di canti, preghiere e "mutate" la sera 
                        del nove agosto,quando alla presenza del Vescovo, ma ancor 
                        più del nostro amato Patrono, ci sforziamo di dare un'immagine 
                        di popolo devoto...Che strano, eppure è proprio quella 
                        gigantesca effige del Santo Martire romano che ci rappresenta 
                        benissimo, sì, come cristiani del terzo millennio! Lo 
                        vedo procedere quasi confuso tra l'indifferenza dei bar 
                        e dei ristoranti, imporsi quasi a forza all'"andirivieni" 
                        delle succulente portate che spesso tagliano la sua processione, 
                        farsi quasi largo tra i souvenir e i bikini esposti che 
                        non gli concedono un centimetro di spazio, svelto e deciso 
                        perché non rubi troppo tempo alle tante iniziative laiche; 
                        quasi mi sembra di vedere quel suo casto pallore imporporarsi, 
                        come di chi non si trova più a suo agio. Diciamoci la 
                        verità, siamo ancora al nostro posto in processione? Oppure 
                        compiamo questo solo per tributare onore ad una tradizione 
                        che ogni giorno di più diventa svilita, svuotandosi dei 
                        suoi significati più profondi? Abbiamo la coscienza di 
                        dover ancora testimoniare con la vita la nostra fede o 
                        è ormai uno dei tanti optional della nostra esistenza? 
                        Il nostro procedere in un assembramento cristiano, è cosciente 
                        che chi ci guarda, ci giudica? Giudica il nostro non frequentare 
                        i sacramenti, il nostro non perdonarci o peggio ancora,litigare 
                        per il vile interesse, giudica l'ignoranza colpevole di 
                        non ascoltare e approfondire la Parola di Dio per rispondere 
                        ai grandi quesiti di questo tempo, ma soprattutto il mettere 
                        il Dio denaro PRIMA e SOPRA, a ogni cosa (dignità, fede, 
                        famiglia, senso civico...). Peccato ( è il caso di dirlo)! 
                        Un'isola felice, bella, buona (per il momento ancora!), 
                        dovremmo essere come le dita di una mano, se solo ci si 
                        riappropriassimo della nostra identità cristiana...il 
                        senso della comunità non dovrebbe limitarsi solo alla 
                        sbicchierata in cantina o alle serenate dopo le nozze 
                        degli amici. Una comunità cristiana, vera, condivide, 
                        lotta, soffre e in modo particolare spera! L'impressione 
                        che ho avuto io, specialmente con la realtà giovanile 
                        (che devo cercare la notte perché ha troppo "altro" per 
                        frequentare la parrocchia)è che tutti sanno fare un'analisi 
                        critica sulla politica, l'acqua, le fogne, la luce, i 
                        collegamenti, ecc, ma in sostanza nessuno è interessato 
                        alla riscoperta cristiana della propria esistenza, accontentandosi 
                        di sporadici e troppo spesso rappresentativi appuntamenti 
                        comunitari; nessuno ha più il coraggio della radicalità 
                        cristiana, della coerenza dettata dalla fede, ci facciamo 
                        scorrere tutto sopra e assistiamo inermi al lento ma inesorabile 
                        abbassamento (cristiano, morale e culturale) della nostra 
                        isola. Pessimista? No, diciamo terribilmente franco, con 
                        dolore noto di dover ancora contare sulle poche unità, 
                        su quelle generazioni che hanno lasciato questa eredità 
                        che non possiamo più investire se non riscommettendola 
                        con il coraggio della fede, ma quella VERA!!! Una fede 
                        non fatta di santini e candele, ma di coerenza ed eroicità, 
                        come il vivere quotidianamente con il Signore, padrone 
                        della storia, vivere una fede come quella di S. Lorenzo 
                        che mise in secondo piano la sua carriera di probabile 
                        pontefice, l'amministrazione dei beni temporali della 
                        Chiesa, la propria vita, per il Signore, dunque per la 
                        salvezza, la gioia, la libertà, la pace, l'amore autentico! 
                        In questa era, a differenza dei nostri padri, non preghiamo 
                        più per i minatori, per i marittimi lontani, per la vita 
                        ( tanto arriva "pegaso" ...)sono tutte cose che non rischiamo 
                        più di perdere, ma io come pastore voglio pregare perché 
                        il mio gregge non perda la sua fede e dunque la sua identità, 
                        la sua libertà e la sua pace. 
                        ...chi volesse parlare di questo o scambiare opinioni 
                        ( o critiche) può scrivermi a : michelebistazzoni@tin.it 
                          
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